Tratto dal blog agonelis
“Ti adoro devotamente o nascosta divinità che sotto queste apparenze ti celi veramente” (dall’inno “Adoro Te devote “ di san Tommaso d’Aquino)
Questo grande avvenimento dell’incontro dei Magi con il Bambino Gesù ci ricorda che il fine della nostra ricerca umana è l’adorazione. L’uomo saggio utilizza tutta la sua vita come occasione di adorare. Cioè innalzare un canto di lode a Dio perché ha creato l’uomo e l’intero universo. E’ un grande mistero: ma è un grande mistero di Amore. Sempre san Tommaso d’Aquino diceva che “Il Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei”. Ha condiviso la nostra condizione umana, eccetto che per il peccato, non solo per redimerci ma anche per “sperimentare” cosa comporta la nostra esistenza sulla terra. La più grande lode che Gesù manifesta al Padre, mosso dallo Spirito Santo è riportata nel Vangelo di Matteo «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. (Matteo 11,25)
Il poeta Mario Luzi si è espresso cosi :
“Padre mio, mi sono affezionato alla terra
quanto non avrei creduto.
È bella e terribile la terra.
Io ci sono nato quasi di nascosto,
ci sono cresciuto e fatto adulto
in un suo angolo quieto
tra gente povera, amabile e esecrabile.
Mi sono affezionato alle sue strade,
mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti, le vigne, perfino i deserti.
È solo una stazione per il figlio Tuo la terra
ma ora mi addolora lasciarla
e perfino questi uomini e le loro occupazioni,
le loro case e i loro ricoveri
mi dà pena doverli abbandonare. Il cuore umano è pieno di contraddizioni
ma neppure un istante mi sono allontanato da te (Via Crucis al Colosseo)
I Magi per primi hanno vissuto questa dimensione essenziale della nostra condizione umana: l’adorazione. Non hanno camminato e vissuto inutilmente. Non si sono fermati alle sole informazioni e nemmeno si sono accontentati delle loro conoscenze piu o meno scientifiche. Alla fine ciò che li ha orientati in modo decisivo è stata la “stella” della Sapienza a cui si sono affidati
Uno dei più grandi poeti scrittori dell’epoca moderna Thomas Eliot lo esprime in versi poetici, mettendoci in guardia dai rischi della nostra cosiddetta civiltà dell’informazione. Anche se con le ultime tecnologie è divenuta “globale”, “democratica” e “attenta” a non ferire nessuno, ciò non toglie che da sola o anche unita a una più profonda conoscenza non è in grado di arrivare alla meta finale: la vita eterna con la V maiuscola.
Tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza,
Tutta la nostra ignoranza ci porta più vicino alla morte.
Ma più vicino alla morte, non più vicini a Dio.
Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo?
Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?
Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nell’informazione? (dai “Cori da ‘la Rocca“)